Il più crudele tra i vichinghi
Il regno di Erik "ascia insanguinata"

Illustrazione di Erik Blodøks che su istigazione della moglie uccide un nobile - Wikicommons
"Era un bell'uomo, forte e molto virile, un grande e fortunato uomo di guerra; ma cattivo, burbero, scortese e silenzioso." Cosi la Haraldskvæði - saga di Harald I Bellachioma - descrive il suo erede Erik Haraldsson (885-954), noto come "ascia insanguinata" (in norreno Blodøks). Da queste parole è chiaro fin da subito che i contrasti nella personalità del futuro re di Norvegia lo porteranno ad avere una vita cruenta e violenta. Infatti per salire al trono (nel 930, come Erik I di Norvegia), Erik uccise 5 dei suoi fratelli (solo Hàkon si salvò), aumentando la reputazione di vichingo sanguinario già acquisita da precedenti razzie in Danimarca quando aveva 15 anni. Il suo regno, influenzato anche dalla perfida moglie Gunnhild (descritta come una strega cattiva con una malvagia influenza sul marito), si distinse fin da subito per una crudeltà mai vista prima: razzie, esecuzioni sommarie e persecuzioni a chiunque non sottostava alla sua autorità erano all'ordine del giorno; tanto che nel 934 indussero una coalizione di jarl a cacciarlo dal regno, a favore del fratello Hàkon "il buono". Erik si rifugiò in Inghilterra alla corte del re Aethelstan, dove si offrì come guerriero per sedare le rivolte interne e i nemici esterni del re. In breve tempo, grazie al suo valore e ferocia, riuscì a conquistare la Northumbria e ne divenne signore nel 947, come vassallo di Aethelstan. Anche qui però, i suoi metodi sanguinari portarono i nobili locali a ribellarsi e a sostituirlo con un altro norreno: Olaf. Dopo un periodo di razzie sul suolo sassone, Erik tornò a riprendersi la Northumbria nel 952 e vi regnò - contemporaneamente anche su York - fino al 954, anno in cui venne ucciso dal figlio di Olaf, Maccus, che vendicò la morte del padre e pose fine al regno di terrore di Blodøks. Il figlio di Erik, Harald II Eriksson, diventerà poi re di Norvegia nel 961. Erik Haraldsson è considerato dalla storiografia nordica e non solo, come uno dei vichinghi più crudeli del suo tempo. La sua sete di sangue lo porterà a morire nello stesso modo in cui era vissuto: violento e senza scrupoli, assetato solo di potere e sangue.
Tom Shippey, Vita e morte dei grandi vichinghi, Odoya, 2021
2025-08-20