Il Grande Gioco
Lo scontro geopolitico tra due imperi in Asia Centrale

Vignetta satirica di Sir John Tenniel: l'emiro dell'Afghanistan viene raffigurato come conteso da un leone (Regno Unito) e un orso (Russia) - WikiCommons.
Con l'espressione "Grande Gioco" ci si riferisce allo scontro geopolitico, durato per quasi tutto il XIX secolo, tra l’Impero britannico e l’Impero russo nelle regioni dell’Asia centrale. In quest’area la Gran Bretagna aveva provato ad imporsi, essendo la prima potenza industriale, anche come prima potenza mondiale; l'espressione venne coniata da un capitano inglese, Arthur Conolly, ma venne resa celebre dallo scrittore Rudyard Kipling nel suo romanzo Kim (1901) - a renderla ancora più famosa ci ha pensato Peter Hopkirk nel suo capolavoro The Great Game. Dopo una spettacolare espansione nella seconda metà dell’Ottocento da parte dell’Impero russo - il quale aveva acquisito le città di Tashkent, Bukhara e Samarcanda - i britannici temevano per quello che era il bene più prezioso del loro impero: l’India. Come aveva osservato il generale russo Mikhail Skobelev, «Più la Russia è forte in Asia centrale, più l’Inghilterra è debole in India e più conciliante sarà in Europa». In particolar modo, verso la fine dell’Ottocento, il centro di gravità dell’azione militare e diplomatica si spostò dall’Afghanistan al Tibet. La serie di Stati cuscinetto situati sopra al Raj britannico – tra cui il Tibet – costituivano una efficace protezione politica (e naturale) contro l’espansionismo russo. Era quindi essenziale conservare l’amicizia – o quantomeno la neutralità – di queste entità. Sir Arthur Godley, Sottosegretario permanente per l’India, temeva che la Russia avesse un accesso militare più vantaggioso al subcontinente indiano dei britannici stessi. Nelle frontiere dell’India britannica una lunga serie di amministratori imperiali si era distinta per appartenere alla scuola di pensiero della cosiddetta Forward policy: questa dottrina auspicava l’espansione dell’autorità imperiale britannica come risposta alle minacce dirette alle frontiere dell’Impero. Un rappresentante di questa dottrina di politica estera fu il Vicerè d'India Lord George Curzon, il quale si decise, nel 1904, ad autorizzare un'invasione del Tibet, l'ultima azione di rilievo del Grande Gioco. Ma questa è un'altra storia.
Peter Fleming, Baionette a Lhasa. L'invasione britannica del Tibet Settecolori, Milano, 2021
Peter Hopkirk, Il Grande Gioco Adelphi, Milano, 2010
2025-06-07