La Crisi di Suez del 1956
Un punto di svolta della Guerra Fredda

La crisi di Suez del 1956: un conflitto lampo che segnò il declino delle potenze coloniali europee e l’ascesa di Nasser come simbolo del nazionalismo arabo, ridisegnando gli equilibri globali della Guerra Fredda - Immagine generata con IA
All'indomani della seconda guerra mondiale, le potenze coloniali europee, come Gran Bretagna e Francia, controllavano ancora ampie parti del mondo, sebbene i loro imperi coloniali andassero incontro a un processo di progressiva indipendenza e frammentazione. Il Canale di Suez era stato per quasi un secolo un importante punto di collegamento strategico dell'impero britannico con i suoi possedimenti coloniali nell'Oceano Indiano. In questo contesto geopolitico scoppiò la crisi di Suez del 1956.
Il presidente del neonato stato egiziano, Nasser, decise di nazionalizzare il Canale di Suez, infliggendo un duro colpo alla potenza britannica. La reazione britannica fu immediata e violenta. Formando una coalizione con Francia e Israele, Londra decise di invadere l'Egitto con l'intento di riprendere il controllo del canale. L'invasione iniziò nel mese di ottobre e si rivelò da subito un disastro. Le nuove superpotenze mondiali, Stati Uniti ed Unione Sovietica, condannarono l'invasione e l'Unione Sovietica minacciò addirittura un intervento armato. Il ruolo svolto da Stati Uniti e URSS rese chiaro agli europei che gli equilibri geopolitici del mondo erano cambiati: l'Europa non era più il centro imperiale del mondo, ma si stava avviando a diventare un'appendice del mondo atlantico americano nel "grande gioco" della Guerra Fredda.
La crisi di Suez si risolse infine dopo pochi giorni di conflitto, quando, il 7 novembre, grazie alle pressioni russo-americane, la coalizione britannica decise di ritirarsi, temendo un'escalation con l'Unione Sovietica. Tuttavia, anche in pochi giorni di conflitto, il bilancio dei morti fu drammatico. Circa 1.500 civili egiziani e altrettanti militari persero la vita. I britannici e i francesi persero circa 50 uomini, un numero limitato grazie alla loro superiorità aerea; gli israeliani, invece, persero circa 240 uomini nel corso delle operazioni militari nel Sinai orientale.
La crisi di Suez risultò infine nel solido rafforzamento della leadership del presidente Nasser, figura da quel momento in poi centrale nella decolonizzazione del mondo arabo e nello stabilire nuovi equilibri di forza nel nuovo mondo della decolonizzazione.
Sito: Mark Gilbert. “La Crisi Di Suez.” Contemporanea 8, no. 3 (2005): 551–60. jstor.com, consultato in gennaio 2025.
Sito: Giuseppe Vedovato, “La Crisi Di Suez Del 1956.” Rivista Di Studi Politici Internazionali 77, no. 4 (308) (2010): 547–71. jstor.com, consultato in gennaio 2025.
Toniatti Francesco
Master of Arts in International Relations - University of Leiden
Master of Arts in History and Oriental Studies - University of Bologna
2025-07-24