La guerra del tabacco
Lo sciopero dei milanesi contro gli austriaci

Dipinto delle 5 giornate di Milano, atto conclusivo delle rappresaglie iniziato con lo sciopero del tabacco - Wikicommons
Le cosiddette "Cinque giornate di Milano" (18 - 22 marzo 1848) sono uno degli episodi fondamentali del Risorgimento Italiano. Una guerriglia urbana che portò alla cacciata dalla capitale del regno lombardo-veneto degli austriaci e del governatore della città: il Feldmaresciallo Joseph Radetzky. Come spesso accade, i motivi scatenanti la sommossa affondano radici profonde in vari episodi di lotta tra i patrioti milanesi e gli imperiali austriaci. Uno in particolare - alla luce anche dell'attuale divieto sul fumo in luoghi aperti che attualmente il comune di Milano ha imposto ai suoi cittadini - per la sua attualità e curiosità merita di essere raccontato. Nel 1847, nella metropoli milanese le tensioni tra la fazione rivoluzionaria e le truppe austriache era già alta. Gli intellettuali spingenvano per boicottare il governo di Radetzky (nonostante la buona amministrazione della città) per darla in mano agli italiani. Essendo militarmente più deboli, il Comitato patriottico milanese decise di indebolire l'impero austriaco sul piano economico, mettendo in atto una protesta molto particolare. L'Austria infatti deteneva nella città di Milano il monopolio sul tabacco e sul fumo (un’entrata annua di circa 15 milioni di lire), cosi venne imposto ai milanesi di smettere di colpo di fumare e comprare sigari e tabacco (oltre che giocare al gioco del lotto, sempre di monopolio). Stroncando le rendite imperiali. La partecipazione all’iniziativa fu molto ampia, contro ogni aspettativa degli organizzatori: segno evidente che la popolazione era ormai pronta alla lotta contro gli occupanti austriaci. Tanto che la protesta si estese anche ai comuni vicini. Radetzky non intervenne in maniera diretta e brutale ma fece il gioco dei patrioti: assoldò - nel gennaio del 1848 - dei provocatori in borghese con il compito di fumare in faccia ai milanesi cercando di provocare una reazione che giustificasse una repressione armata. Le provocazioni si fecero sempre più insopportabili e in breve tempo i milanesi vennero alle mani con gli austriaci scatenando una vera rivolta che portò poi alle già citate 5 giornate.
Alberto Mario Banti, Il Risorgimento italiano, Editori Laterza, 2013
2025-04-19