La Globalizzazione Culturale un fenomeno nuovo? Non proprio

L’ibridazione culturale, frutto della globalizzazione, ha una tradizione antica

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Quando noi pensiamo alla globalizzazione la prima cosa che ci viene in mente è la globalizzazione in un senso culturale, perché la viviamo tutti giorni frequentando ristoranti di tradizioni culinarie diverse, o nell’acquisto di prodotti di vario genere e provenienza e infine nelle abitudini che abbiamo deciso di adottare. Molti sono convinti che l’ibridazione culturale sia un fenomeno recente, che origina dalla recente globalizzazione, quando invece ha radici molto più antiche. Possiamo trovare degli esempi nella storia romana antica, osservando un caso di importazione di modello culturale nel periodo dei re etruschi. Si attribuisce al primo re etrusco, Tarquinio Prisco, una “rivoluzione tecnologica” con l’introduzione nel mondo romano di elementi etruschi, come le prime grandi opere monumentali, tra le quali la più importante fu la capacità di canalizzare le acque con la conseguente opera di bonifica, che portò al centro dell’economia romana l’agricoltura e il venir meno dell’attività silvo-pastorale. Facendo un salto temporale nell’età moderna si può trovare un altro esempio con l’arrivo dei Portoghesi in Giappone nel 1543, i quali introdussero molte parole nella lingua giapponese, tuttora in uso, come pan (pane), tabako (sigaretta), paraizo (paradiso), oltre che strumenti quali orologi, occhiali e le cosiddette tanegashima, ovvero gli archibugi, che presero il nome dall’isola in cui sarebbero sbarcati. Ancora, tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento in Russia, Pietro il Grande desiderava modernizzare il suo impero su un modello occidentale, importando innovazioni e costumi. Egli inviò molti giovani dell’aristocrazia russa all’estero per fare proprie le scienze e le maniere occidentali; impose l’uso di radersi il viso e di vestire alla tedesca. In pochi decenni la mentalità e i costumi della nobiltà russa subirono una profonda evoluzione, che sarà anche l’origine di un divario culturale tra la nobiltà e il mondo contadino russo, rimasto legato ai costumi tradizionali. Solo pochi esempi mostrano come l’importazione e l’esportazione di modelli culturali sia sempre avvenuta e la globalizzazione non ha fatto altro che potenziarli.



Bibliografia:

Giovannella Cresci Marrone, Francesca Rohr Vio e Lorenzo Calvelli, Roma antica-Storia e Documenti, il Mulino, Bologna, 2020, p.48-49

Rosa Caroli e Francesco Gatti, Storia del Giappone, Laterza, Bari, 2017, p.83-84

Autore:

Gianluca Ravasi - Studente Magistrale - Ca' Foscari

Data di pubblicazione:
2025-02-06