Un posto al sole per gli italiani

L'emigrazione degli italiani verso le colonie in Africa

Cartolina del 1935 rappresentante un'oasi nella Libia italiana. La creazione di un immaginario esotico e idilliaco fatto di palme, oasi, terre fertili e seducenti donne indigene fu fondamentale per indurre migliaia di italiani a trasferirsi in Libia e nell'Africa Orientale. - Wikimedia Commons

A partire dalla fine dell'800, il governo italiano favorì l'emigrazione di coloni nei territori conquistati in Africa. L'obbiettivo infatti era trovare mete alternative verso cui indirizzare gli ingenti flussi migratori della popolazione, tradizionalmente diretti verso le Americhe e altri paesi europei. Vi era inoltre il progetto di civilizzare i territori e le popolazioni conquistate, sviluppando terre altrimenti improduttive. I governi dunque, facendo leva sulla potenziale fertilità delle nuove terre, iniziarono ad incoraggiare l'emigrazione verso le colonie. Il primo tentativo di popolamento fu fatto con l'Eritrea. Una gran quantità di terre e bestiame fu confiscata ai locali per essere ridistribuita ai coloni che sarebbero arrivati. Tuttavia i risultati furono inizialmente scarsi: nei primi anni vi si stabilirono solo poche migliaia di italiani e la produttività della regione si rivelò deludente. Diverso fu il discorso per la Libia: conquistata nel 1911, ritenendo il territorio vasto e fertile, ma poco popolato, il principale obbiettivo del governo fu quello di farne una colonia di popolamento. Anche grazie alla vicinanza geografica, soprattutto durante l'epoca fascista, avvennero massicce migrazioni verso la regione, soprattutto dai territori più poveri e sovrappopolati del paese, al punto che la Libia fu soprannominata “La nuova America degli Italiani”. Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale nelle colonie africane abitavano, senza contare il personale militare, oltre 270 mila italiani, di cui più di 100 mila in Libia e quasi 170 mila tra l'Etiopia, la Somalia e l'Eritrea. Mentre in Libia gli italiani si erano insediati principalmente in villaggi agricoli creati appositamente, nell'Africa Orientale Italiana essi si erano stabiliti soprattutto nelle città o nelle immediate vicinanze. In entrambi i casi, i coloni vivevano generalmente separati dalla popolazione locale, a causa della superiorità culturale di cui si sentivano portatori e della diversa legislazione cui erano sottoposti rispetto agli indigeni. Dopo la guerra, l'Italia perse i suoi possedimenti in Africa, e la quasi totalità degli italiani che vi risiedevano, fece col tempo ritorno nel paese.



Bibliografia:

Francesco Filippi, Noi però gli abbiamo fatto le strade. Le colonie italiane tra bugie, razzismi e amnesieBollati Boringhieri, 2021

Autore:

Leone Buggio, studente triennale dell'Università Ca'Foscari di Venezia

Data di pubblicazione:
2025-06-28