Un amore oltre la morte: la vicenda del conte Ulrico

La fedeltà coniugale e una storia d'amore del X secolo

Ulrico e Wendilgarde - immagine creata con intelligenza artificiale

Un uomo che ritorna dalla guerra dopo essere stato creduto morto. Questo topos, ampiamente sfruttato dalla letteratura a partire dall’Odissea – in cui Ulisse torna a Itaca per riprendere l’isola dai Proci – non va considerato solo come un artificio narrativo. Queste storie potevano accadere anche nella realtà. Un caso simile viene narrato nelle Cronache di San Gallo riguardo al conte svevo Ulrico, vissuto nel X secolo e appartenente alla stirpe degli Udalrichingi. Il cronista Ekkeardo lo descrive come «un conte della stirpe di Carlo» (di sangue carolingio?). Ulrico sposò Wendilgarde, con cui ebbe alcuni figli. Quando gli Ungari invasero la Baviera, Ulrico si oppose in battaglia ma fu catturato e portato nella loro terra. Il suo destino rimase incerto e molti lo credettero morto. Wendilgarde ricevette dunque alcune proposte di matrimonio, che però rifiutò. Quasi vedova, si stabilì a San Gallo, dove fece costruire una «stanza calda» vicino alla santa Wiborada e decise di farsi suora.

Al quarto anno dell'anniversario della "morte" di Ulrico, Wendilgarde si recò a Buchorn per distribuire elemosine ai poveri, come d’abitudine. Tra di loro vi era proprio Ulrico, che, fuggito dagli Ungari, si era nascosto tra i mendicanti. Chiese alla moglie, che non lo aveva riconosciuto, una veste. Lei, inconsapevole, gli rimproverò la richiesta sfrontata, ma gliela concesse. Quando gliela porse, Ulrico le afferrò la mano, la strinse a sé e la baciò. I presenti, increduli, minacciarono di aggredirlo, ma lui si rivelò e i suoi soldati e servitori, riconoscendolo, lo acclamarono.

Wendilgarde, ancora incredula, dovette essere convinta: Ulrico le mostrò una vecchia ferita (simile all'episodio di Ulisse, riconosciuto dalla nutrice Euriclea tramite una cicatrice) e, finalmente, la moglie cedette alle sue tenerezze. Tuttavia, un problema rimaneva: Wendilgarde era ormai suora. Fu raggiunto un compromesso: il vescovo Salomone e il sinodo le rimossero il velo, con la clausola che Wendilgarde avrebbe dovuto riprenderlo se Ulrico fosse morto "di nuovo". Furono celebrate nuove nozze ed ella rimase incinta. Ella, però, morì e il figlio, Bucardo divenne poi abate di San Gallo.



Bibliografia:

Gian Carlo Alessio (a cura di), Cronache di San Gallo, Torino, Einaudi, 2004, pp. 199-207.

Autore:

Fabio Daziano

Data di pubblicazione:
2025-03-14