La tragica vicenda di Francesco Spiera

Le radici del concetto europeo di libertà di coscienza

Ritratto di Calvino, che prese posizione contro il Nicodemismo a seguito della morte di Spiera - Wikimedia

Nel XVI secolo, in piena epoca di Riforma, un avvocato di nome Francesco Spiera viveva nella caratteristica cittadina di Cittadella, non lontana da Padova. Uomo dotto e rispettato, oltre che molto devoto, Spiera si era convertito al Calvinismo, rifiutando vari dogmi cattolici, tra cui l’esistenza del Purgatorio e l’autorità del papa (la cui infallibilità e primato divennero dogma solo nel 1870 con Pio IX). La sua conversione non sfuggì all’attenzione dell’Inquisizione, che istituì un processo a suo carico. Temendo per la propria vita, Spiera abiurò le nuove convinzioni, ma questa decisione lo tormentò profondamente: egli interpretò la propria abiura come segno della predestinazione divina alla dannazione eterna. Per anni, Spiera fu costretto a celare la sua fede con atti nicodemiche (la dissimulazione della fede) e a dunque rinnegare pubblicamente le sue convinzioni, vivendo nel tormento.

La sua disperazione lo portò a lasciarsi morire lentamente. I familiari chiamarono numerosi medici, che diagnosticarono in lui una forma di malinconia (probabilmente assimilabile alla depressione moderna), la quale sfociò in ripetuti atti autolesionistici. Rifiutava il cibo (veniva nutrito a forza) e tentò il suicidio con una spada, convinto che ormai il modo della sua morte fosse irrilevante, poiché la sua sorte era segnata. Neppure le visite di vescovi cattolici o di dotti protestanti di varie confessioni riuscirono a dissuaderlo dal suo desiderio di morire, e spirò il 27 dicembre 1548.

La vicenda di Spiera suscitò un acceso dibattito in un clima religioso e politico molto teso. Da entrambe le parti, cattolici e calvinisti pubblicarono scritti polemici, con Giovanni Calvino stesso in prima linea. Calvino condannò apertamente gli italiani e le pratiche nicodemite, equiparandole all’idolatria e indicando solo due vie per i credenti: l’esilio o il martirio. Tuttavia, questa posizione rigida restò sostanzialmente isolata. Altri riformatori mostrarono maggiore prudenza e fecero distinzioni più sottili, probabilmente anche per non scoraggiare possibili nuovi fedeli in Italia, dove l’Inquisizione era potente e dove la dissimulazione poteva rivelarsi una strategia di sopravvivenza.



Bibliografia:

Lucia Felici, La Riforma protestante nell'Europa del Cinquecento, Carocci Editore, Roma, 2016, pp. 99-100.

Sito: Lucia Felici, SPIERA, Francesco - Dizionario Biografico degli Italiani -  volume 93 (2018) (consultato Nov. 2024)

Autore:

Fabio Daziano

Data di pubblicazione:
2025-02-10