Processo a un cadavere
Il sinodo di Formoso

Calcografia di Papa Formoso in Giovanni Battista Cavalieri, Pontificum Romanorum effigies, Roma, Biblioteca Nazionale di Trento, 1580 - wikimedia commons
Tra gli ultimi decenni del IX e il X secolo, Roma attraversa una fase turbolenta, dove il seggio pontificio è in mano alle varie fazioni cittadine. Le più importanti sono quella filofrancese, con a capo Guido II duca di Spoleto e la moglie Ageltrude, e quella filotedesca, guidata da Papa Formoso. La situazione precipitò nell’891, quando Guido II si fece incoronare imperatore dal precedente Papa Stefano V. La fazione filogermanica, però, non ci sta. Il nuovo pontefice Formoso, all’inizio, ratifica la nomina di Guido ma poi, nel’894, chiede aiuto al tedesco Arnolfo di Carinzia. La politica altalenante del papa provoca la rivolta di tutte le fazioni romane, compresa quella filotedesca, proprio nel momento in cui Guido II muore e lascia il potere al figlio Lamberto e alla moglie. Questa situazione porta Arnolfo a scendere in Italia, dove viene incoronato da Formoso a Roma, costringendo Lamberto e soci a ritirarsi a Spoleto. Arnolfo decide di chiudere la questione con gli avversari, ma un improvviso malore lo induce a tornare in Germania. Dando via libera ad Ageltrude. Le truppe di Spoleto assediano Roma, se ne impadroniscono e costringono Formoso ad asserragliarsi a Castel Sant’Angelo dove, poco dopo, morirà misteriosamente, forse avvelenato. Ageltrude fa eleggere come nuovo papa Stefano VI e, insieme a lui, prepara il processo post mortem a Formoso. Passato alla storia come “synodus horrenda” o “concilio del cadavere”, il processo ha luogo nel febbraio-marzo 897. L’imputato Formoso, morto da mesi e ormai putrefatto, viene riesumato, vestito di tutto punto, portato in tribunale e seduto su un trono della sala del Concilio. L’accusa è sostenuta da Stefano VI mentre la difesa viene affidata a un diacono, piuttosto terrorizzato, posto a fianco del cadavere per tutto il processo. Formoso, neanche a dirlo, è ritenuto colpevole di tutti i capi d’accusa. Viene spogliato dei paramenti sacri, mutilato delle prime tre dita della mano destra, delle braccia e delle gambe, dato in pasto alla folla inferocita e, quello che ne rimane, gettato infine nel Tevere. Verrà riabilitato dai papi successivi, ma nessuno dei pontefici, comprensibilmente, prenderà di nuovo il suo nome.
L. Sperduti, Storia segreta del Papato, Newton Compton Editori, Roma, 2017;
G. Staffa, L'incredibile storia del Medieovo. Un viaggio affascinante nell'Italia divisa tra Impero e Papato, Newton Compton Editori, Roma, 2017.
Scarpato Deborah - Studentessa magistrale - Università Ca' Foscari - Venezia
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