Liquidi “magici”, ancor oggi diffusi
Disinfettanti nella prima guerra mondiale

Tintura di iodio dalla cassa dei medicinali di bordo, da un peschereccio a strascico di Aberdeen naufragato a Hoy - Wikicommons
Nel primo periodo della prima guerra mondiale, in chirurgia prevaleva la scelta astensionista, che consisteva nel non operare il paziente che riportava ferite nella zona addominale, nelle parti molli, le quali, stando a quanto si riportava, erano le operazioni più difficili. Questa decisione non si basava sulla superiorità dell’approccio astensionista a quello chirurgico, ma sull’impossibilità di operare, a causa delle condizioni ambientali. Si segnalava che non appena si incideva il paziente, non solo arrivavano le mosche, ma vi era una alta probabilità di infezione, preferendo quindi cure mediche anziché chirurgiche, perché la mortalità da infezioni era molto elevata.
Nel conflitto Russo-Giapponese il capo dei servizi medici giapponesi, proibì qualunque intervento all’addome per le medesime ragioni.
La situazione cambiò radicalmente con l’arrivo di un nuovo prodotto antisettico, detto liquido Dakin – Carrel (dai nomi di Henry Dakin chimico britannico trasferitosi in America e Alexis Carrel, chirurgo e biologo francese), senza entrare in dettagli tecnici diciamo che era a base di ipoclorito di sodio e acido borico, fu impiegato per la prima volta su vasta scala nella Prima Guerra Mondiale ed in suo derivato è ancora oggi noto e usato: l’amuchina.
Lo storico della medicina Giorgio Cosmacini ci dice che dopo i feroci combattimenti di Verdun, tra coloro che non hanno beneficiato di questo liquido la mortalità è arrivata fino al 90%, contro il 10/15% di coloro che erano stati trattati con questo liquido.
Nel 1908 poi, il medico Istriano Antonio Grossich, mise a punto la tintura di iodio, che venne abbondantemente utilizzata durante la guerra Italo–Turca (1911 – 1912). Anche per questo aumentò di molto la scelta chirurgica interventista anche lontano dagli ospedali più grandi. Si ricorda che la tintura di iodio è usata comunemente ancora oggi.
Non solo, il nuovo approccio interventista era anche fortemente favorito, dalle nuove tecnologie radiologiche che rendevano più certi gli interventi, semplificando di molto il lavoro del chirurgo.
Gianluca Ravasi, Tesi laurea triennale 2023 “La sanità militare nella Prima Guerra Mondiale”, Università Ca’ Foscari
Marialuisa Malnis
2025-05-05