L'importanza dei sacrifici nella mentalità nordica

la sventura di Leif Arnarson

I fratelli Leif e Ingolfr Arnarson discutono se si debba o no compiere un sacrificio agli Dei - Immagine generata con IA

"[Leif] compì numerose scorrerie in Irlanda [...] prese una spada da un uomo in un posto buio sottoterra e fu da quel momento chiamato Hjorleif (Leif della spada, in norreno) e ritornò con dieci schiavi. Durante quell'inverno Ingolfr offrì sacrifici agli Dei per sapere il suo destino; Hjorleif non offrì sacrifici. Gli auspici diressero Ingolfr in Islanda. I due fratelli prepararono le loro navi [...] e salparono.". Così, Ari Thorgillsson descrisse il viaggio di quella che sarà la prima fissa colonia vichinga in Islanda, dei fratelli Leif ed Ingolfr Arnarson . I due norvegesi arrivarono sulle coste islandesi nel 874; presero rispettivamente i loro uomini e beni, e si divisero: Ingolfr verso Est, mentre Hjorleif continuò il viaggio verso Ovest fermandosi poi nel luogo conosciuto come Hjorleifshofdi (il fiordo di Hjorleif) dove trascorse l'inverno. Una volta arrivata la bella stagione e l'estate, Leif decise di voler arare il terreno sul quale si trovava, ma aveva a disposizione solo un bue. Così lo fece lavorare dagli schiavi irlandesi da lui portati, che però si ribellarono, uccidendo Leif ed i suoi uomini per poi scappare con la sua nave in un fiordo vicino. A questo punto della storia, secondo il  Landnámabók, Ingolfr una volta appresa la notizia fu profondamente addolorato ma aggiunse anche, riguardo la fine del fratello: "è una fine triste per un uomo valoroso essere morto per mano di schiavi. Ma che ci si deve aspettare dalle persone che non vogliono offrire sacrifici?". Trovò successivamente i responsabili e gli trucidò tutti. La storia di Leif e le parole del fratello che lo colpevolizza della sua stessa morte sono un monito che ricorda quanto i sacrifici siano centrali nella cultura nordica. Denominati Blòt, erano rituali dove l'intento era quello di rafforzare la divinità alla quale si offriva il sacrificio attraverso l'uccisione di animali (in genere capre, cavalli o maiali) o addirittura essere umani se il favore da chiedere al dio era molto importante. Tramite l'uccisione della vittima sacrificale, attuata dal goði (sacerdote, in norreno) si creava un legame con il dio per avere la sua benevolenza; nel caso opposto si aveva sventura, come per Leif.



Bibliografia:

Donald F. Logan, Storie dei Vichinghi, Odoya, 2021

Autore:

Marco Locatelli, laureando in Scienze Storiche presso UniMi

Data di pubblicazione:
2025-08-05