Jaime de Losada

Una missione impossibile per conto del re di Spagna

Una spia spagnola alla fine del Cinquecento immaginata da una IA. 

Nel maggio del 1575 arrivò a Costantinopoli un agente spagnolo di nome Jaime de Losada. Egli apparteneva alla vasta pletora di agenti spagnoli che venivano inviati in incognito nell'Impero Ottomano - in questo caso dal Duca di Terranova, il Viceré di Sicilia - per ottenere informazioni utili. Sicuramente Losada conosceva molto bene Costantinopoli: in precedenza era stato schiavo del famigerato Kiliç Ali, l'ammiraglio della flotta ottomana originario della Calabria. La sua missione era quella di avvicinare il suo ex padrone, con cui aveva un legame di fiducia, per trattare il riscatto di alcuni prigionieri catturati a La Goletta e a Tunisi nel 1574. Tuttavia, ci fu un enorme colpo di scena che nessuno nell'establishment spagnolo aveva previsto: Kiliç Ali presentò Losada a nientemeno che Sokollu Mehmed Pasha, il Gran Visir in persona. In questa occasione, Sokollu chiese a Losada le intenzioni navali spagnole nel Mediterraneo; una volta accertate le considerazioni geostrategiche spagnole, Sokollu chiese prontamente a Losada se ci fosse la possibilità di una tregua ottomano-spagnola. Si trattava certamente di una notizia inaspettata, ma una riflessione più approfondita su quella che era la situazione ottomana nel Mediterraneo mostra la profonda coerenza di questa richiesta. Poiché Palmira Brummett ha definito correttamente la flotta ottomana come un “elefante che sfida la potenza delle balene”, è conseguente che Sokollu abbia cercato di trovare una soluzione al mantenimento di una flotta così grande e costosa, che rappresentava un enorme salasso per le finanze ottomane. Inoltre, dato che Tunisi e La Goletta erano ormai in mani ottomane, la flotta poteva fare ben poco, perché attaccare la Spagna era inconcepibile e del tutto insensato in termini strategici. Sfortunatamente per Sokollu, Jaime de Losada non riuscì a portare a termine la sua missione: l'agente spagnolo morì a Otranto sulla via del ritorno; uno dei suoi servitori alla fine informò il Viceré di questa opportunità, che si concretizzò - dopo lunghe trattative, nel 1581. Ma questa è un'altra storia.



Bibliografia:

Fernard Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II Einaudi, Torino, 2010, 1237-1238.

Palmira Brummett, Ottoman Seapower and Levantine Diplomacy in the Age of Discovery  State University of New York, Albany, 1994

Sito: Emrah Safa Gürkan, 'Dishonorable Ambassadors: Spies and Secret Diplomacy in Ottoman Istanbul', Archivum Ottomanicum 35 (2018): 47-61. 

 

Autore:

Giacomo Tacconi - Studente Magistrale Unibo 

Data di pubblicazione:
2025-09-11