Un san Francesco moscovita?
Nil Sorskij, i nestjažateli e il ritorno alla povertà evangelica

Antica icona raffigurante Nil Sorskij all’interno del suo eremo, nella regione di Vologda - Wikimedia Commons
Nella Moscovia del Quattrocento il monachesimo era in declino a causa di continue violazioni disciplinari da parte delle comunità monastiche, spesso costituite da figure inadatte (individui datisi alla vita religiosa soltanto per sfuggire agli obblighi civili oppure criminali e dissidenti rinchiusi in monastero). I monaci, inoltre, disponevano di enormi proprietà terriere accumulate nel corso dei secoli e soprattutto attorno al 1492, anno che secondo il calendario bizantino (che seguiva lo stile dell’Anno Mundi, ossia datava a partire dalla presunta data della Creazione, 5508 anni prima della Natività) coincideva con il 7000, data dell’Apocalisse, minaccia che portò molti possidenti a effettuare donazioni al fine di salvare le loro anime.
In questo contesto si collocò la vicenda di Nil Sorskij (1433-1508), monaco di formazione atonita che, aderendo alla dottrina esicasta, si ritirò a vita eremitica in una piccola capanna, venendo presto imitato da una schiera di seguaci che divennero noti come non possessori (nestjažateli). Essi ritenevano che, poiché la salvezza non era raggiungibile in questo mondo di depravazione, i monaci erano tenuti fuggirne e a vivere nella solitudine per dedicarsi alla penitenza e alla preghiera spirituale. Una tale visione li portò a condannare le immense proprietà terriere monastiche di cui sopra, ritenendole una «rapina di possedimenti altrui» nonché la causa primaria del decadimento morale degli ordini conventuali, e a sostenere la necessità per i monaci di sostenersi col lavoro delle proprie mani senza gravare sugli altri – poco importava se i religiosi donavano i loro beni ai bisognosi: secondo Sorskij, infatti, la beneficenza da essi offerta agli indigenti doveva consistere di doni spirituali, non materiali.
Storici come Codevilla e Graciotti hanno osservato delle similitudini tra il rapporto dei nestjažateli con la proprietà monastica e quello dei Padri della Chiesa e degli Ordini mendicanti occidentali; va però fatto notare che, se Sorskij criticava l’ingerenza dei monaci nelle questioni secolari, invocando il loro ritiro a vita ascetica, il santo di Assisi predicava un pieno coinvolgimento dei religiosi nelle vicende del mondo.
Giovanni Codevilla, Storia della Russia e dei Paesi limitrofi: Chiesa e Impero, vol. I: Il medioevo russo, secoli X-XVII, Milano, Jaca Book, 2016.
2025-10-16