I Dragomanni
Traduttori e informatori nell'Impero ottomano

Il Reisülküttab (una sorta di ministro degli Esteri, al centro) riceve un ambasciatore europeo (non specificato, a sinistra), il quale è accompagnato da un dragomanno (all'estrema sinistra, indicato come Babıali Tercümanı, che significa "traduttore della Sublime Porta"). L'opera è di un certo Arif Pascià, ma non è datata. Reperibile da WikiCommons.
Nell'Impero ottomano una particolare professione era quella dei dragomanni, cioè traduttori incaricati di aiutare i negoziati e le trattative con i diplomatici stranieri. Secondo Natalie Rothman, essi "articolavano il sapere diplomatico, dando forma a molti dei discorsi sugli Ottomani che alla fine furono iscritti nei dispacci diplomatici ufficiali veneziani e nei rapporti da Istanbul". Poiché molti di questi dragomani venivano reclutati attraverso il devshirme, era abbastanza facile per i diplomatici europei sfruttare i sentimenti di nostalgia dei dragomani per la loro patria o, in alcuni casi, persino sviluppare un legame di amicizia personale basato, ad esempio, su una cultura e una mentalità comuni. Portare un dragomanno dalla propria parte era tutt'altro che difficile: data la forte rilevanza attribuita alla "cultura del dono" - che caratterizzava pesantemente la corte e la società ottomana - "un pagamento a un dragomanno o a un segretario ottomano difficilmente avrebbe destato sospetti". Quindi, dato il loro accesso privilegiato ai livelli più sensibili delle trattative diplomatiche e ai documenti segreti, i dragomanni potevano certamente raccogliere e fornire informazioni utili; tuttavia, non c'è da stupirsi che molti ambasciatori fossero spesso preoccupati che si trattasse di “talpe”, cioè di spie che trattavano dietro le quinte con potenze rivali che potevano potenzialmente danneggiare i loro interessi. Ad esempio, come sostiene Rothman: 'i veneziani disapprovavano che i parenti stretti dei loro dragomanni fossero impiegati da altre potenze per paura del pericolo di spionaggio'. Naturalmente, i doppiogiochisti potevano essere utili anche per le reti spionistiche veneziane, dato che le reti di parentela forgiate dai dragomanni offrivano loro spazi preziosi da cui carpire informazioni importanti. Ne è un esempio il misterioso Hürrem Bey, capo dei dragomani del sultano Murad III (r. 1574-1595): nato a Lucca, lavorava segretamente per la Spagna, ma era anche sul libro paga di Venezia; questo gli permetteva di fornire regolarmente al bailo Lorenzo Bernardo informazioni vitali sulle relazioni ottomano-spagnole.
Noel Malcolm, Agents of Empire: Knights, Corsairs, Jesuits and Spies in the Sixteenth-Century Mediterranean World, Oxford University Press, Oxford, 2015, 367.
E. Natalie Rothman, Brokering Empire: Trans-Imperial Subjects between Venice and Istanbul Cornell University Press, Ithaca, 2014
E. Natalie Rothman, The Dragoman Renaissance: Diplomatic Interpreters and the Routes of Orientalism Cornell University Press, Ithaca, 2021
2025-08-24