La ribellione che cambiò il mondo islamico

La guerra tra Omayyadi e Abbasidi nell'VIII secolo

Cartina del mondo islamico all'indomani della guerra interna. In nero, colore simbolo degli Abbasidi, l'estensione del califfato abbaside. In bianco l'emirato degli Omayyadi, fondatore da Abd al Rahman, uno dei pochi sopravvissuti della dinastia umayyade, rifugiatosi a Cordoba. - Wikimedia Commons

A partire dagli anni '40 del VIII secolo, il vasto califfato degli Omayyadi entrò in crisi. La spinta che aveva portato alle grandi conquiste passate si era ormai esaurita e la corruzione morale delle corti dei califfi scandalizzavano i gruppi islamici più osservanti, come i kharigiti. Suscitava malcontento anche la concentrazione di un potere così vasto nelle mani di un'unica famiglia, gli Omayyadi, e di un unico popolo, gli arabi. Infatti, ai mawali, i mussulmani non-arabi del Califfato (siri, berberi, persiani) erano preclusi i vertici dell'esercito e dell'amministrazione e l'uso della lingua araba era stato imposto a danno del greco, dell'aramaico e del pahlavi. Cresceva anche l'opposizione religiosa, formata da cristiani e zoroastriani, sottoposti al pagamento della jizya e a una crescente riduzione della loro libertà religiosa, e dagli sciiti, ostili al califfato sunnita degli Umayyadi. Altro fattore di malcontento era la crescente pressione fiscale, dovuta principalmente alle spese militari. Rivolte represse nello Yemen e in Nord Africa precedettero la ribellione abbaside, iniziata nel 747. La regione del Khorasan, alla periferia orientale dell'impero, fu il centro da cui si sviluppò militarmente la ribellione guidata da Abu Abbas, un discendente di un parente di Maometto originario della città di Kufa. Gli Abbasidi, in nome di una società più giusta, retta da un islam rigenerato in cui non vi sarebbe stata più differenza tra arabi e non arabi, portarono presto dalla loro sciiti, karighiti, cristiani e non-arabi (in particolare persiani), tutti accomunati dall'ostilità verso gli Omayyadi. La prima città a cadere sotto il controllo abbaside fu Merv, seguita un anno dopo da Kufa, dove Abu Abbas si proclamò nuovo califfo, e infine, nel 750 da Damasco, il centro del potere omayyade. Avvennero indicibili massacri a danno della famiglia imperiale e dei suoi generali, con decapitazioni, supplizi atroci e profanazioni di tombe; non a caso, Abu Abbas si era assegnato il titolo di Al Saffa, “Lo spargitore di sangue”. La nuova dinastia abbaside inaugurò una nuova era della storia dell'islam, che terminerà solo nel 1258, quando i mongoli espugnarono Baghdad.



Bibliografia:

Giustino Marrozzi, Imperi islamici. Quindici città che riflettono una civiltà, Einaudi, 2020

Franco Cardini, Marina Montesano, Storia medievale Università Le Monnier, 2019

Autore:

Leone Buggio, studente triennale dell'Università Ca' Foscari di Venezia

Data di pubblicazione:
2025-04-16