Narvali e Unicorni
La strana storia delle corna di unicorno nell'Europa medievale

Le zanne di narvalo, credute corna di unicorno, attraversarono i mari del Nord per approdare alle corti europee, simbolo di purezza e potere. Dai Vichinghi ai mercanti della Lega Anseatica, il loro commercio alimentò leggende e prestigio, adornando troni come quello di Rosenborg e arricchendo collezioni rinascimentali come quella di Isabella d'Este a Mantova - Immagine generata con IA
Fino al XVII secolo, il narvalo, animale delle acque fredde dei mari artici, era sconosciuto alla maggior parte degli europei, se non ai marinai e navigatori di alcune zone della Scandinavia. I Vichinghi giocarono un ruolo fondamentale nella diffusione di questi oggetti in Europa: entrarono in contatto con i narvali probabilmente attorno all'VIII secolo e cominciarono a cacciarli e a commerciarne le zanne. Approfittando del fascino esercitato dagli unicorni nella cultura medievale, ben presto iniziarono a spacciare le zanne per corna di unicorno. In seguito, i mercanti della potente Lega Anseatica iniziarono a diffondere questi oggetti su un mercato sempre più ampio che si estendeva anche oltre il Mare del Nord, arrivando a molte corti di principi e regnanti europei.
Circolavano numerose leggende sulle proprietà terapeutiche e magiche delle corna di unicorno e la richiesta sul mercato era in aumento. Si pensava che potessero neutralizzare i veleni e purificare le acque, inoltre erano avvolti da significati simbolici e possederne uno conferiva un'ulteriore fonte di attrazione per la corte di un principe che volesse mettersi in mostra. Re e nobili utilizzavano le corna anche come dono diplomatico, simbolo di alleanze e potere. Il trono della consacrazione nel castello di Rosenborg a Copenaghen è costruito con zanne di narvalo, a testimonianza del prestigio attribuito a questi oggetti. In Italia, Isabella d'Este, marchesa di Mantova ed una delle donne più influenti del Rinascimento italiano, possedeva una zanna di narvalo lunga circa due metri, considerata una delle più belle d'Europa, eguagliata solo da quella di re Sigismondo di Polonia, più o meno della stessa lunghezza.
A Mantova, il legame tra unicorni e la famiglia Gonzaga si riflette anche nell'arte. Cecilia Gonzaga, figlia di Gian Francesco Gonzaga, fu ritratta in un celebre medaglione del Pisanello proprio a fianco di un unicorno, simbolo di purezza morale.
Fu solo nel XVII secolo, con l'ampliamento dei viaggi di esplorazione e le nuove scoperte scientifiche, che il mistero fu svelato e si scoprì che i corni provenivano dai cetacei artici.
Sito: A. Pluskowski. Narwhals or Unicorns? Exotic Animals as Material Culture in Medieval Europe. European Journal of Archaeology. 2004;7(3):291-313. cambridge.org (consultato in Novembre 2024)
Sito: Editors of Encyclopaedia Britannica. "unicorn." Encyclopedia Britannica, November 17, 2024. britannica.com. (Consultato in Novembre 2024)
Sito: mantova ducale.it (consultato in Novembre 2024)
2025-10-15