Venezia e i Safavidi
Un progetto di "alleanza empia"
Ritratto di Shah Tahmasp I, opera di Cristofano dell'Altissimo (da WikiCommons)
Durante la guerra di Cipro (1570-1573), la Repubblica di Venezia provò a siglare un piano d'alleanza alquanto inusuale. L'idea era quella di allearsi con l'Impero persiano safavide e combattere insieme contro l'Impero ottomano, il nemico con cui Venezia si contendeva l'isola di Cipro. Può sembrare strano che alla fine del Cinquecento una potenza commerciale cattolica abbia pensato di allearsi con una potenza musulmana; tuttavia, c'era una motivazione molto pratica alla base. I Persiani erano sì musulmani, ma erano sciiti - ovvero appartenevano alla seconda corrente più diffusa all'interno dell'Islam - mentre gli Ottomani erano sunniti, appartenenti alla corrente maggioritaria musulmana. Questo scisma (Sciiti-Sunniti) era di origine antichissima, essendosi creato immediatamente dopo la morte di Maometto; la domanda era "chi sarà il successore del Profeta?". Per i sunniti, il califfo (da khalifa, "successore") doveva essere eletto dalla 'umma (la comunità dei fedeli), mentre per gli sciiti il successore era stato individuato in Alì, cugino di Maometto e marito della figlia Fatima. I Veneziani dunque cercarono di approfittare di questa spaccatura confessionale, conoscendo l'acredine che una parte nutriva per l'altra. Quindi, nel marzo 1570, il Consiglio dei Dieci mandò a Qazvin - l'allora capitale dell'Impero safavide - un agente di nome Vincenzo degli Alessandri, il quale aveva proprio il compito di fare pressione sullo Shah Tahmasp I (r. 1524-1576) e convincerlo ad entrare in un'alleanza empia - ovvero un'alleanza tra cristiani e musulmani - contro l'Impero ottomano. Venezia sapeva benissimo di avere bisogno dell'aiuto dei Persiani, anche per una semplice ragione geopolitica: essendo l'Impero safavide posto a Oriente dell'Impero ottomano - e convididendo con esso lunghi confini - c'era la possibilità di chiudere gli Ottomani in una morsa da entrambi i lati. I Veneziani avrebbero sfruttato la loro superiorità navale, mentre i Persiani avrebbero combattuto via terra, causando enormi difficoltà militari e logistiche agli Ottomani. Purtroppo, il progetto non trovò una conclusione positiva a causa dell'indisponibilità dello Shah e Venezia perse la guerra.
Guglielmo Berchet, La Repubblica di Venezia e la Persia (Torino: G.B. Paravia, 1865), pp. 21-39.
Ahmad Guliyev, 'Venice's Knowledge of the Qizilbash - The Importance of the Role of the Venetian Baili in Intelligence-Gathering on the Safavids', Acta Orientalia Academiae Scientiarum Hungaricae 65, no. 1 (2022): 79-97.
Maria Pia Pedani, 'Tra economia e geo-politica: la visione ottomana della Guerra di Cipro', Annuario Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica 5 (2003): 287-298.
2025-09-05