Il Carro armato Italiano L3 nella Seconda Guerra Mondiale

La scatola di sardine del regio esercito

Il carro armato L3: la 'scatola di sardine' dell'esercito italiano. Utilizzato in teatri come la campagna del Nord Africa durante la Seconda Guerra Mondiale, questo piccolo veicolo corazzato leggero si rivelò vulnerabile contro mezzi più moderni, ma rimane simbolo dell’ingegno e delle difficoltà affrontate dai soldati italiani - Il carro armato L3

Il carro armato L3, conosciuto anche come Carro Veloce L3, fu uno dei protagonisti della modernizzazione dell’esercito italiano negli anni '30. Questo piccolo ma audace veicolo corazzato rappresentava l’idea che la velocità e la mobilità potessero fare la differenza sul campo di battaglia. Basato sul modello britannico Carden-Loyd Mk VI, l'L3 era essenzialmente una versione italiana di un "tankette" leggero, piccolo, agile, ma anche poco protetto.

Il carro L3 era armato con due mitragliatrici Breda o Fiat da 8 mm, montate sulla parte frontale. Con la sua corazza di appena 6-14 mm di spessore, l'L3 offriva protezione solo contro armi leggere, rendendolo vulnerabile contro artiglieria pesante e persino contro altre unità corazzate. Basti pensare che aveva un peso di 3 tonnellate contro le 31 del M4 Sherman americano e le 27 tonnellate del Matilda britannico.

Nonostante le sue limitazioni, l’L3 fu molto utilizzato, in parte per la sua velocità, poteva raggiungere i 40 km/h, e la facilità di produzione. Il piccolo carro italiano giocò un ruolo chiave nelle guerre coloniali, come durante la campagna in Etiopia (1935-1936) e nella Guerra Civile Spagnola. Nei primi teatri di guerra, dove i mezzi corazzati nemici erano scarsi, l’L3 riuscì a essere efficace. Tuttavia, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il carro L3 si rivelò completamente inadeguato di fronte ai veicoli nemici più avanzati. In Nord Africa e sul fronte orientale, le sue debolezze furono tragicamente evidenti: non poteva competere con i carri armati alleati più moderni e potenti.

Il carro armato L3 era soprannominato dai soldati italiani "scatola di sardine". Questo soprannome derivava dalle sue dimensioni estremamente ridotte e dalla scarsità di protezione offerta dalla corazza. I soldati, costretti a operare in spazi angusti e vulnerabili all'interno del carro, ironizzavano sulla loro situazione, paragonando il veicolo a una scatola di sardine.

Nonostante questo, l'Italia ne produsse più di 2000 esemplari, mantenendolo in servizio fino alla fine della guerra. L'L3, seppur obsoleto, fu un simbolo della volontà dell'Italia di modernizzare il proprio esercito.



Bibliografia:

Sito: esercito Italiano, Carro armato L3, 2024.

F. Cappellano, P. Battistelli, I carri armati italiani leggeri, medi e pesanti (1919 - 1945), LEG Edizioni, 2023.

Sito: Nicola Zotti, I mezzi corazzati italiani nella seconda guerra mondiale, Warfare (consultato in data 12/10/2024)

Arrigo Petacco,  La nostra guerra: 1940-1945: L'Italia al fronte, l'Italia alla fame. Mondadori, Milano,1996

Autore:

Toniatti Francesco - Docente di Storia e Studi Orientali, Master of Arts in International Relations

Data di pubblicazione:
2025-08-13