I Sei Giorni che cambiarono la Storia del Medio Oriente

La Guerra dei Sei Giorni

In meno di una settimana, Israele sconfisse tre Stati arabi e occupò territori che ancora oggi restano al centro del conflitto. La Guerra dei Sei Giorni non fu solo una vittoria militare fulminea, ma l'inizio di una lunga stagione di occupazioni, esodi e lotte per l'identità. Gerusalemme, Gaza, il Golan e la Cisgiordania: nomi che da allora non hanno mai smesso di bruciare nella memoria del mondo - Immagine generata con IA

Nel Giugno 1967 il mondo assistette a uno dei conflitti più rapidi quanto tragici della storia del Medio Oriente contemporaneo. In soli sei giorni, tra il 5 e il 10 giugno, Israele riuscì ad annientare le forze armate dei tre stati arabi suoi rivali (Egitto, Siria e Giordania), conquistando vasti territori nel Sinai e ridefinendo gli equilibri geopolitici del Medio Oriente. Per comprendere le ragioni del conflitto bisogna analizzare i primi giorni della nascita dello Stato di Israele e i fatti della Prima Guerra Arabo-Israeliana del 1948. La guerra, combattuta subito dopo la nascita dello stato ebraico, venne vinta da Israele che occupò le aree di quello che nel 1948 era stato proclamato dalle Nazioni Unite come lo stato di Palestina, nella risoluzione dei due stati. Fin dall'armistizio del 1949 le tensioni militari con i vicini arabi si protrassero senza sosta e frizioni e tensioni di confine erano all'ordine del giorno nel Sinai e negli altipiani del Golan.

Nel 1967 la situazione precipitò quando il presidente egiziano Nasser, leader del Panarabismo, decise di schierare le sue truppe nel Sinai e chiudere l'accesso di Israele allo stretto di Tiran, accesso vitale verso il Mar Rosso e necessario per la sopravvivenza dello stato ebraico. Un'azione così radicale fu percepita dal governo israeliano come una dichiarazione di guerra, il neonato stato ebraico si trovò circondato da eserciti ostili pronti a distruggerlo, unitamente a una diffusione mediatica sempre più ostile nei suoi confronti. Il governo israeliano decise di agire senza indugio e sotto la guida del primo ministro Eskhol l'aviazione israeliana lanciò l'Operazione Focus, un incredibile attacco a sorpresa che in poche ore spazzò via l'aviazione egiziana senza quasi subire perdite. Lo stesso giorno si svolsero attacchi e bombardamenti mirati su Giordania e Siria.

Ma ancor più della rapida vittoria militare ciò che rende la Guerra dei Sei Giorni di grande importanza storica sono le sue conseguenze politiche. Israele occupò il Sinai (poi restituito anni dopo) e la Striscia di Gaza dall'Egitto, le alture del Golan dalla Siria, la Cisgiordania e Gerusalemme Est dalla Giordania. L'impatto fu enorme e in particolare a Gaza e in Cisgiordania, sotto occupazione militare, le popolazioni arabe si ritrovarono a vivere in condizioni molto dure. Movimenti come l'OLP di Arafat nacquero per combattere l'occupazione israeliana e per l'autodeterminazione del popolo palestinese. Tutt'oggi l'occupazione di Cisgiordania e Gaza persiste così come il dramma della sofferenza di Ebrei e Arabi.



Bibliografia:

Sito: Daniela Amaldi, “La Guerra dei Sei Giorni in Al-Karnak di Naǧīb Maḥfūẓ,” Annali dell'Istituto Orientale di Napoli 67 (2007): 1–14, Jstor (consultato aprile 2025)

Sito: Scarantino, Sergio. “Il Dibattito Storiografico Sulla Guerra Dei Sei Giorni.” Studi Storici 49, no. 1 (2008): 135–75 Jstor (consultato aprile 2025)

Autore:

Toniatti Francesco

Master of Arts in International Relations - University of Leiden

Master of Arts in History and Oriental Studies - University of Bologna

Former History Teacher - International European School of Warsaw

Data di pubblicazione:
2025-05-10