Alarico conquistatore di Roma

Lo stratagemma per espugnare la città eterna

Alarico in un ritratto immaginario dalle "Cronache di Norimberga" - Wikimedia

Nel V secolo d.C. Roma e l'impero erano ormai solo uno spettro della potenza militare e politica precedente. Da un secolo ormai (378 con la battaglia di Adrianopoli), le popolazioni barbare (Goti, Visigoti, Ostrogoti, ..) si erano insediate nell'impero entrando nei ranghi dell'esercito e stravolgendo, ora in modo permanente, l'assetto politico ed economico dei romani; non più in grado di respingere tali popolazioni slave/germaniche. Tra tali barbari che si distinguevano nell'esercito romano c'era Alarico, il quale nel 398 ricopriva la carica di magister militum per Illyricum (magister militum per la provincia dell'illirico), equivalente del generale di un esercito, sotto l'Imperatore Arcadio. Lo stesso Alarico era dal 395 anche re dei Visigoti (i Goti occidentali). Dopo vari screzi con l'Impero d'Occidente ed una prima invasione dell'Italia nel 401, Alarico, indispettito dall'imperatore Onorio il quale non aveva rispettato degli accordi presi in precedenza, decise di invadere l'Italia una seconda volta nel 410, oltrepassando le Alpi con il parente Ataulfo ed arrivando alle porte di Roma, occupando il ponte di accesso ed il fiume Tevere, facendo scoppiare una carestia in città. Le mura romane però impedivano al visigoto di entrare in città in quanto sembravano inespugnabili. Così, Alarico, forte del suo ingegno militare, inviò degli ambasciatori al Senato per congratularsi di essere ancora fedeli all'imperatore e di aver resistito all'assedio. Inoltre, come racconta Procopio, inviò 300 schiavi come segno di rispetto. In realtà tali schiavi erano uomini di Alarico che, una volta conquistata la fiducia dei senatori, aprirono le porte dall'interno; aiutati molto verosimilmente anche da alcuni romani ormai stufi della fame ed inclini a far cessare l'assedio. Così come era consuetudine, per tre giorni, dal 24 al 27 Agosto 410, i Goti e Visigoti di Alarico misero a ferro e fuoco la città eterna, saccheggiandola delle sue ricchezze, tranne dei luoghi di culto rispettati da Alarico. Al terzo tentativo i barbari del re visigoto riuscirono così ad entrare nel cuore dell'impero romano d'occidente, accellerandone la fine avvenuta poi nel 456.



Bibliografia:

Immacolata Eramo, Il mondo antico in 20 stratagemmi, Laterza, 2023

Autore:

Marco Locatelli, laureando in scienze storiche presso unimi

Data di pubblicazione:
2025-06-09