Il Monaco-Diavolo che non voleva morire
La fine di Rasputin

Grigorj Rasputin in una foto del 1915 - Wikicommons
Grigorj Efimovic Rasputin (1869-1916) nel 1907 venne chiamato a Carskoe Selo (la residenza dello Zar) per curare i mali del giovane erede al trono, lo zarevic Aleksej (soffriva di emofilia), attraverso le sue famigerate doti di guaritore tramite la preghiera. Rasputin ordinò alla zarina ed allo zar di sospendere l'aspirina, che i medici davano allo zarevic (rendeva la coagulazione più complessa aumentando l'emofilia) riscontrando così, in poco tempo, un miglioramento delle sue condizioni. Tale fatto fece entrare nelle grazie dei Romanov il monaco che, grazie anche al suo grande carisma, riuscì a manovrare sia la famiglia reale sia gran parte della corte imperiale. Nomine dei ministri, orge, lunghe processioni per essere guariti fuori la sua dimora, influenza politica e religiosa erano solo alcuni degli aspetti nei quali Rasputin faceva prevalere la sua volontà, attirandosi sempre più l'odio di gran parte della corte fedele allo zar. In particolare dal 1915, quando Nicola II si diresse al fronte per guidare l'esercito di persona lasciando il regno alla zarina ormai totalmente sotto l'influenza del monaco. Nel 1916 si decise di uccidere il monaco per liberare lo zar dalla sua presa. Tra il 16 e 17 dicembre, il principe Jusupov, con il dottor Lazovert, si recò alla casa di Rasputin per accompagnarlo poi al suo castello. Qui venne fatto accomodare in una stanza insonorizzata con 4 bottiglie di vino. Accanto attendevano gli altri cospiratori tra cui il principe Nikita e il granduca Pavlovic. Jusupov offrì pasticcini e vino (avvelenati col cianuro) a Rasputin, che bevve e mangiò tutto non dando segnali di avvelenamento. Dopo 1 ora i congiurati, stupiti dal fatto, decisero di sparare al monaco che ancora non morì, ma aggredì Jusupov per poi scappare non prima di venire colpito anche al rene. Fuori al gelo venne raggiunto e colpito persino all'occhio destro; sparo che lo uccise 20 minuti dopo. Il suo corpo venne buttato nel fiume Nevka. Rasputin morì solo dopo aver assunto una quantità di veleno e con tanti proiettili in corpo, che avrebbero ucciso qualsiasi uomo comune. La profezia da lui detta per la quale la sua morte sarebbe stata anche quella degli zar, si avverò 2 anni dopo.
NIcolai Lilin, Rasputin, l'angelo dell'Apocalisse, Piemme, 2024
Fabrizio Dragosei, La Rivoluzione Russa e la fine dei Romanov, Rizzoli, 2022
2025-04-15