L'imprenditore dell'immigrazione

Sabino Tripoti e il reclutamento di immigrati per il Brasile

Illustrazione tratta dal libro "Il Brasile e gli italiani" pubblicato nel 1906 da "Fanfulla", il giornale degli immigrati italiani a San Paolo. - Wikimedia Commons

A partire dagli anni '70 del 1800, il governo dell'Impero del Brasile decise di favorire l'immigrazione europea per mettere a coltivazione le zone boschive del paese e "sbiancare" la popolazione. Il governo appaltava l'incarico di reclutare la manodopera a imprenditori privati, i quali si servivano di reti di agenti nei paesi di partenza, fatte di amici, parenti o parroci, che raccontavano in giro che il Brasile fosse "il paese della cuccagna" in cui c'erano oro e diamanti per tutti. Uno di questi imprenditori era Sabino Tripoti: nativo di Teramo, da garibaldino aveva partecipato alle guerre contro i Borbone e il brigantaggio, ottenendo poi un posto come funzionario a Napoli. Tuttavia, accusato nel 1865 di malagestione dei fondi pubblici, Tripoti fuggì in Argentina e poi in Brasile. Nel 1871 il suo progetto di colonizzazione fu approvato dal governo brasiliano; egli avrebbe fatto arrivare 2000 italiani nella colonia agricola di Alessandra (dal nome della moglie), da lui fondata nella regione di Paranà. L'imprenditore iniziò dunque il reclutamento in Italia tramite gli agenti, tra cui suo fratello, facendo arrivare 313 contadini dall'Abruzzo e dalla Basilicata. Le cose però iniziarono presto ad andargli male. Alcuni capifamiglia, a detta sua perché "abituati alla pratica della camorra", si rifiutavano di lavorare, vivendo di estorsione, e molti contadini, delusi dalle condizioni di vita, abbandonavano la colonia di Tripoti preferendo le colonie pubbliche, cui lo stato dedicava maggiore attenzione. Il governo infatti non solo aveva concesso in ritardo i fondi promessi (facendo cambiare idea sul partire a molti contadini) ma non aveva nemmeno rispettato l'impegno di sviluppo delle infrastrutture nella colonia. Nel mentre in Italia l'opinione pubblica accusava i personaggi come Tripoti di ingannare i contadini e il governo italiano otteneva dal Brasile la sua estradizione per il caso di malversazione del 1865. Tripoti fu giudicato innocente, ma intanto il suo progetto era fallito; tornato in Brasile nel 1877, avviò una causa per ottenere un risarcimento economico dal governo, che arrivò solo nel 1884 a sua moglie, ormai vedova, essendo lui morto due anni prima. 



Bibliografia:

Sito: Matteo Sanfilippo,  La grande emigrazione verso il Brasile,  ASEI, 18 agosto 2008 (consultato agosto 2024)

Sito: Maíra Ines Vendrame, Alexandre de Oliveira Karsburg, O negócio das migrações: empresários, agentes e colonização no Brasil do século XIX  ( La questione delle migrazioni: imprenditori, agenti e colonizzazione nel Brasile del XIX secolo) Researchgate.net, 2024 (consultato agosto 2024)

Autore:

Leone Buggio, studente triennale dell'Università Ca' Foscari di Venezia

Data di pubblicazione:
2025-11-04