Il corpo dei vigiles

La polizia segreta della Roma imperiale

Edicola della VII Coorte dei Vigiles di Roma in via della VII Coorte (quartiere Trastevere) - WikiCommons

Nella loro ossessione per la sicurezza interna, gli imperatori romani non si affidarono a una sola unità per agire come polizia segreta. Nel 6 d.C. Augusto (27 a.C.-14 d.C.) aveva fondato i vigiles, un corpo creato per fungere da vigili del fuoco di Roma: l'unità, forte di 7.000 uomini, era organizzata militarmente e serviva anche come guardia notturna e polizia segreta. Uno degli episodi più significativi di come i vigiles agissero come forza di sicurezza avvenne nel 31 d.C., quando Tiberio (r. 14-37 d.C.) progettò di rovesciare il prefetto Lucio Elio Seiano: non potendo fidarsi dei pretoriani e delle coorti urbane, Tiberio ordinò ai vigiles di sorvegliare la riunione del Senato in cui si decideva la sorte di Seiano. Anche i civili erano coinvolti nelle operazioni di sicurezza: spesso i liberti, ovvero schiavi che erano stati liberati, venivano collocati in uffici di alta responsabilità con l'ordine di spiare i loro subordinati e colleghi, mentre i normali cittadini - persino gli schiavi - venivano invitati, in cambio di un compenso in denaro, a riferire su qualsiasi discorso o atto sedizioso di cui fossero stati testimoni. Questi delatores erano così diffusi che a Roma era palpabile un clima degno di 1984, il celeberrimo romanzo di George Orwell, come descritto da Filostrato nella sua Vita di Apollonio: "Vivere in una città in cui ci sono così tanti occhi per vedere e così tante orecchie per sentire che le cose sono e non sono, è un grave impedimento per chiunque desideri giocare alla rivoluzione, a meno che non sia completamente intenzionato alla propria morte. Al contrario, spinge le persone prudenti e sensate a camminare lentamente anche quando sono impegnate in attività del tutto lecite." Un altro estratto di Epitteto sottolinea i rischi di abbassare la guardia: "Un soldato, vestito come un civile, si siede al tuo fianco e comincia a parlare male di Cesare, e allora anche tu, come se avessi ricevuto da lui una qualche garanzia di buona fede nel fatto che ha iniziato l'affronto, dici allo stesso modo tutto ciò che pensi, e la cosa successiva è che sei condotto in prigione in catene."



Bibliografia:

Cassio Dione, Storia romana, Rizzoli, Milano, 2018, LVIII, 9, 3-5. 

Rose Mary Sheldon, Intelligence Activities in Ancient Rome. Trust in the Gods but Verify Frank Cass, London, 2005, 151-152. 

Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana Adelphi, Milano, 1978, 8, 7. 

Sito: Epitteto, Manuale [conosciuto anche come Enchiridion], Internet Archive, IV, 13, 5 (consultato Ott. 2024)

Autore:

Giacomo Tacconi - Studente Magistrale - Unibo 

Data di pubblicazione:
2025-05-29