Scandalo gesuitico ai Caraibi

L' "affaire Lavalette" e l'espulsione dei gesuiti dai territori francesi

Foto del territorio su cui nel XVII secolo sorgeva una piantagione di canna da zucchero nell'isola di Martinica, con tanto di cappella. La Compagnia di Gesù era tra i maggiori proprietari di latifondi schiavili dei Caraibi: all'epoca di Lavalette nei domini francesi d'oltremare possedeva circa 1800 schiavi. - Wikimedia Commons

Nel 1741, il gesuita Antoine Lavalette fu inviato sull'isola caraibica di Martinica, allora colonia francese. Il suo compito era quello di sanare le finanze della missione gesuitica lì presente. Avviò dunque dei vasti progetti di ampliamento della piantagione locale, investendo anche nella vicina isola di Dominica, anch'essa controllata dai francesi. Acquistò inoltre numerosi schiavi neri, usandoli come taglialegna e braccianti. Inizialmente gli affari andarono bene e la missione si arricchì grazie all'esportazione di zucchero e caffè: tuttavia, per finire i suoi investimenti Lavalette si era indebitato, trovandosi pieno di creditori. Si sparsero così numerose voci sui suoi traffici finanziari; nel 1753 fu quindi chiamato a rendere conto del suo operato al Generale della compagnia, Ignazio Visconti. Questi gli concesse di tornare sull'isola, a patto però di rinunciare ai suoi lucrosi commerci. Lavalette ignorò l'ordine, ma le cose iniziarono ad andargli male: anzituttò, con lo scoppio della Guerra dei Sette Anni, i corsari inglesi resero impossibili le esportazioni verso la Francia, una serie di uragani danneggiarono le piantagioni e un'epidemia decimò gli schiavi. Lavalette non fu dunque più in grado di ripagare i suoi creditori. Non solo: a seguito del ritorno di cattive voci sul suo conto, nel 1761 venne inviato sull'isola il gesuita Jean Francois de la Marche per investigare meglio sul suo conto. Questi scoprì che Lavalette aveva fatto torturare e poi uccidere quattro schiavi. Il gesuita si giustificò dicendo che tra i neri si nascondevano stregoni e avvelenatori, ma questo non bastò per evitare che de la Marche facesse arrivare la cosa al nuovo Generale, Lorenzo Ricci, il quale dichiarò che Lavalette era colpevole di omicidio. Il Generale lo richiamò in Europa e ne ordinò la rimozione, non in quanto assassino bensì perché colpevole di "commercio profano". L'Ordine infatti non voleva dare un ulteriore pretesto per essere attaccato dai suoi detrattori. Nel frattempo, la Compagnia si rifiutò di pagare gli ingenti debiti contratti da Lavalette, motivo per cui il re Luigi XV , su pressione del parlamento parigino, bandì tutti i gesuiti dai domini francesi.



Bibliografia:

Claudio Ferlan, I gesuitiIl Mulino, 2015

Sito: "Brill.com", Antoine Lavalette , Slave Murder: A Forgotten Scandal of the French West Indies , Andrew Dial, 2020 (Consultato agosto 2024)

Autore:

Leone Buggio

Data di pubblicazione:
2025-09-14