L’UOMO CHE COMBATTEVA IN PANTOFOLE
Sebastiano Venier. A Lepanto contro i Turchi e contro la gotta

Jacopo Tintoretto - Sebastiano Veniero con paggio, olio su tela - Palazzo Mocenigo, Venezia, collezione Privata.
Personaggio di prim’ordine della compagine veneziana durante la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), Sebastiano Venier viene ricordato dalle fonti come coriaceo e testardo.
Tra le più accreditate, I commentari del Duca d’Airola Ferrante Caracciolo introducono una particolarità che non è passata inosservata, a pagina 38
“Del Veniero si pote´ notare un grand´ animo, il quale conoscendosi decrepito, stava armato d´una corazza all´antica in pianelle, con una balestra in mano & in capelli combattendo coraggiosamente, nè si recando à infortunio finir la vita in sì tanto gloriosa giornata, quando così Dio fusse piaciuto.”
L’immagine del valoroso condottiero assume così un tono goffo, combatté con la sua armatura migliore ma in pantofole.
Perché il vecchio capitano da Mar si sarebbe esposto all’arrembaggio turco calzando delle soffici pianelle?
Ci viene in soccorso la tesi sostenuta dal direttore dell’Istituto di Storia della Reumatologia di Venezia, Leonardo Punzi, il quale argomentava, ospite al Convegno organizzato presso la Scuola Grande San Marco di Venezia, per i 450 anni della ricorrenza, quanto il Veniero potesse soffrire di una malattia fastidiosa e molto diffusa nella prima età moderna come la gotta.
I cristalli di acido urico, che si sarebbero depositati nei piedi, gonfiandoli, avrebbero reso insopportabile indossare i calzari in metallo. Solo grazie a delle comode pantofole Sebastiano Venier poté giovare di un minimo sollievo, anche se, raccontano le testimonianze, un piede fu colpito da una freccia turca. Neanche il dolore causato dalla ferita fece rimpiangere il fastidio della calzata rigida e costretta che le protezioni metalliche dell’armatura avrebbero provocato.
Se dalle considerazioni di Punzi si capisce che vi è una correlazione tra l’irrequietezza di alcuni leader storici e la malattia che agita il Veniero, vi è anche da considerare che ruoli di potere, soprattutto nella prima età moderna, erano prerogative di chi apparteneva a famiglie abbienti.
Ecco il collegamento: la gotta era una affezione legata, si credeva, a una vita disordinata e piena di eccessi alimentari, circostanza che propiziava la sua identificazione con i ceti sociali privilegiati.
Minisola Giovanni, Il ritorno della gotta. Tra storia e attualità, Atti dell’accademia lancisiana, a.a. 2020-2021,Vol. 65, n° 1, Gennaio - Marzo 2021
Caracciolo Ferrante, I commentari delle guerre fatte co’ turchi da D. Giovanni D’Austria dopo che venne in Italia, Marescotti, Firenze, 1571
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Sito Hemove Health and Motion Venice Association, Molmenti P, Sebastiano Veniero dopo la battaglia di Lepanto, Nuovo Archivio Veneto, 1915; 30: 16
Dassi Diego
2025-04-29