La verità sul ratto delle Sabine

La fusione tra Sabini e Latini tra mito e verità storica

Il ratto delle Sabine, dipinto nel 1871 dal pittore tedesco Carl Christian Nahl (1818-1878). - Wikimedia Commons

Gli storici antichi raccontano che Roma, appena fondata, era popolata quasi unicamente da uomini. Romolo cercò di sopperire a ciò stringendo alleanze che prevedevano l'arrivo a Roma di donne di altre popolazioni, ma questi accordi non si concretizzarono mai. I Romani organizzarono quindi uno spettacolo a cui invitarono gli uomini delle città vicine insieme alle loro mogli e figlie. Vi erano soprattutto Sabini, provenienti dalla città di Cures, sul Tevere. Al segnale di Romolo, gli uomini romani rapirono le donne degli ospiti, i quali vennero messi in fuga. Le popolazioni circostanti, adirate per quanto accaduto, attaccarono immediatamente Roma: Ceninensi e Atemniati vennero sconfitti facilmente, mentre i Sabini, guidati dal re Tito Tazio, anche grazie al tradimento di Tarpea, occuparono il Campidoglio, preparandosi a combattere con i Romani. A questo punto entrarono in scena le donne sabine, le quali convinsero i padri, da una parte, e i mariti, dall'altra, a porre fine alle ostilità. Romani e Sabini decisero quindi di fondersi in un unico popolo: i Sabini migrarono in massa a Roma, stabilendosi sul colle Quirinale e il re Tito Tazio cominciò ad affiancare Romolo nel governo della città. Tito Livio racconta anche che gli abitanti di Roma da allora si chiamarono Curites, da cui Quirini, in onore della città di Cures. Questo episodio, passato alla storia come ratto delle Sabine, ha probabilmente una valenza più eziologica che storica. Esso spiega infatti l'origine della presenza sabina a Roma e la sua successiva fusione con la componente latina. Molto probabilmente infatti i Sabini migrarono verso Roma, perché desiderosi di stabilizzarsi in una città più moderna e vivace. Roma era infatti propensa ad accogliere gruppi e individui di popoli diversi per crescere di popolazione. Quanto allo specifico atto del rapimento, è possibile che esso sia riconducibile a un antico rito nuziale, in cui la sposa era "rapita" dal marito. La fusione tra Latini e Sabini fu evidente anche al governo della città: dopo il governo di Romolo e Tito Tazio vi fu infatti un'alternanza di re di origine latina, come Servio Tullio e sabina, come Numa Pompilio  e Anco Marcio .



Bibliografia:

Giovannella Cresci Marrone, Francesca Rohr Vio, Lorenzo Calvelli,  Roma antica: storia e documenti , il Mulino, 2020

Sito: Ludovico Testa, Tra desiderio e realtà. Il ratto delle Sabine,  "Aulalettere.scuola.zanichelli.it",  2016 (consultato settembre 2024)

Autore:

Leone Buggio, studente triennale dell'Università Ca'Foscari di Venezia

Data di pubblicazione:
2025-11-28