Richard Roose

Il cuoco che venne bollito

Illustrazione allegorica di Richard Roose - Immagine generata con IA

Il Medioevo e i primi secoli successivi ad esso, ci hanno raccontato di molte esecuzioni brutali; così come dei metodi di tortura previsti per le confessioni. Tuttavia poche di esse posso dirsi più dolorose e brutali di quella di Richard Roose ( ???? - 1532). Roose fu un cuoco che nacque durante il regno inglese di Enrico VIII. Della sua gioventù non si sa molto perché era un "signor nessuno" come molti passati silenziosamente tra gli anni della storia. La sua fama si deve unicamente al caso di cronaca nera che lo vide protagonista e all'esecuzione a cui andò incontro. Richard infatti era il cuoco della residenza di John Fisher, vescovo di Rochester, il quale era entrato in conflitto con il re Enrico VIII per essersi opposto al matrionio del sovrano con una bella donna inglese. Le tensioni tra l'uomo di chiesa ed il sovrano lo portarono a rifugiarsi in una sua residenza per paura di ripercussioni fino a quando, nel 1531, a seguito di un pasto a base di porridge o zuppa, due suoi ospiti (tra cui un suo parente) morirono e molti altri stettero male. I sospetti di avvelenamento (crimine grave all'epoca) ricaddero sui cuochi e su Roose, come testimonia un resoconto del Parlamento: "Nel diciottesimo giorno di febbraio del 1531 un certo Richard Roose, di Rochester, cuoco, chiamato anche Richard Cooke, versò del veleno in un recipiente pieno di lievito, che si trovava nella cucina del palazzo del vescovo di Rochester, a Lambeth March, per mezzo del quale due persone che per caso mangiarono la minestra fatta con tale lievito morirono." Posto sotto tortura Roose affermò di aver avvelenato il cibo (probabilemte fu una semplice intossicazione alimentare poi degenerata) e venne considerato colpevole di omicidio ed avvelenamento, senza un giusto processo, anche perché condannato persino sulle interpretazioni personali di Enrico VIII sulla vicenda. Richard Roose venne quindi condotto a Londra e bollito pubblicamente in un calderone. L'esecuzione provocò molto sgomento tra il pubblico, il quale davanti alle urla di Roose si sentì male, preferendo secondo i resoconti, una esecuzione meno crudele tramite un boia ed un'ascia.



Bibliografia:

Michael Kerrigan, Gli strumenti di tortura, L'airone editrice, Roma 2018

Autore:

Marco Locatelli, laureando in Scienze Storiche presso Unimi

Data di pubblicazione:
2025-07-03