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I vizi del Celeste Impero

Cattivi costumi e immoralità del popolo cinese visti con gli occhi di un missioanario italiano di inizio '600

Illustrazione cinese rappresentante alcune donne insieme a dei bambini. Immagine da Wallpapers.com

Il gesuita italiano Matteo Ricci all'inizio del '600 raccontò i vizi le cattive abitudini del popolo cinese ai suoi contemporanei europei. I cinesi, essendo ignoranti del cristianesimo, erano assai superstiziosi e fatalisti, e questo li portava a praticare e accettare numerose immoralità. Erano infatti assai diffusi i soprusi dei magistrati, l'ubriachezza, gli adulteri e la lussuria. Quest'ultima portava soprattutto le classi elevate a praticare la poligamia, molto malvista da Ricci, proveniente da una società cristiana e dunque rigidamente monogama. Si prendevano mogli anche di 14 o 15 anni, ripudiandole e cambiandole molto facilmente: alcuni arrivavano ad averne anche venti o trenta. Questa smania di sposarsi portava diversi poveri, senza mezzi per mantenere una moglie, a darsi come schiavi a uomini importanti, per poter sposare almeno le loro serve. Ne conseguiva un alto numero di schiavi, soprattutto poveri indebitati e figli venduti sempre a causa della povertà. Ricci non era però contrario in toto alla schiavitù: anzi egli si rallegrava che alcuni cinesi erano divenuti cristiani dopo essere stati venduti agli spagnoli. In Cina era anche diffusa la prostituzione, sia femminile, con 40 mila prostitute presenti solo a Pechino, che maschile. Ricci era scandalizzato in particolare dalla pederastia diffusa tra i bonzi buddisti. Altro gruppo malvisto dal gesuita erano gli eunuchi (presenti, nota Ricci, anche presso gli infedeli turchi) originati dalla consuetudine di alcune famiglie povere di castrare i figli per venderli alla corte imperiale, in cui avevano una pessima influenza sull'imperatore a causa della loro ambizione personale e immoralità. Numerose famiglie povere praticavano anche l'infanticidio, soprattutto delle bambine, per l'impossibilità di mantenerle e nella speranza che la loro anima si reincarnasse nel corpo di una persona più ricca: molti cinesi credevano infatti nella trasmigrazione delle anime. Ricci non sembrava invece turbato dalla pratica della fasciatura dei piedi delle bambine, anzi: racconta infatti che questa pratica si doveva ad un uomo saggio il quale voleva incoraggiare le donne a "starsene in casa, come alle donne più conviene".



Bibliografia:

Libro: Matteo Ricci, Bernardo Valli, Filippo Mignini,  Descrizione della Cina ,  Quodlibet, 2011

Libro: Michela Fontana,  Matteo Ricci: una gesuita alla corte dei Ming ,  Mondadori, 2017

Autore:

Leone Buggio, studente del II anno dell'Università Ca'Foscari di Venezia

Publication date: July 27, 2024
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