ARTICOLO DEL GIORNO

14/06/2025

La Rivoluzione Culturale

Caos e trasformazione nella Cina comunista degli anni 60

La Rivoluzione Culturale di Mao 1966 - 1976, il drammatico tentativo da parte dei comunisti di Mao di cancellare millenni di storia cinese. Le Guardie Rosse, giovani fanatici, furono il suo braccio armato e si dedicarono alla progressiva distruzione del patrimonio culturale cinese - Immagine generata con IA

La Rivoluzione Culturale, lanciata da Mao Zedong nel 1966, fu uno degli eventi più drammatici e devastanti del XX secolo. Quella che Mao definì come una grande rivoluzione, finalizzata a consolidare il potere del Partito comunista cinese e a riaffermare con forza i principi marxisti in Cina, ebbe effetti tutt’altro che benefici sul paese e sulla popolazione. Mao riteneva che la Cina si fosse imborghesita e che i valori del mondo capitalista fossero troppo profondamente radicati nel paese, così decise di agire.

Mao incoraggiò i giovani a organizzarsi nelle celebri Guardie Rosse, una forza di polizia popolare autogestita incaricata di epurare la società da chiunque fosse considerato neocapitalista o borghese. Le Guardie Rosse, spesso costituite da giovanissimi studenti universitari o umili lavoratori e contadini, indottrinati e armati, si resero responsabili della cattura e dell'uccisione di molti intellettuali e figure pubbliche ritenuti troppo vicini all'Occidente.

A livello sociale e culturale, la Rivoluzione Culturale tentò di eliminare ogni traccia della millenaria e ricca cultura cinese, dalle pratiche religiose fino alla filosofia, alla letteratura e all'arte. Edifici religiosi furono dati alle fiamme e, come all'epoca della Germania nazista, pile di libri proibiti furono accumulate e date alle fiamme nelle piazze pubbliche.

Uno degli aspetti più curiosi della rivoluzione culturale fu la sua influenza sulle relazioni internazionali. In questa fase, la Cina si ritirò progressivamente dalla grande diplomazia mondiale, chiudendosi in se stessa e rifiutando ogni forma di collaborazione e dialogo con le potenze esterne, incluse quelle, come l'Unione Sovietica, che avevano dimostrato simpatia nei suoi confronti. Solo alla fine degli anni '70, con l'ascesa della leadership di Deng Xiaoping, la Cina adottò finalmente politiche più pragmatiche e meno radicali, pur senza rinnegare l'ideologia comunista, e smise di distruggere progressivamente il patrimonio storico cinese.

La Rivoluzione Culturale lasciò un'impronta indelebile nelle menti della popolazione cinese e il dibattito sulle responsabilità di Mao è ancora oggi molto acceso.



Bibliografia:

Phillip Short, Mao: The Man Who Made China. Kindle edition. I.B. Tauris, 2016.

Sito: Juliana Pennington Heaslet. “The Red Guards: Instruments of Destruction in the Cultural Revolution.” Asian Survey 12, no. 12 (1972): 1032–47. University of California Press jstor.com, consultato in Gennaio 2025.

Autore:

Toniatti Francesco

Data di pubblicazione:
14/06/2025