La teorizzazione dell'autocrazia russa
Il fondamento divino del potere nel pensiero di Iosif Volockij
Iosif Volockij scrive un’opera contro gli eretici giudaizzanti, Cronaca illustrata di Ivan il Terribile, 1568 – Wikimedia Commons
Iosif Volockij (1440-1515) fu un monaco attivo nell’area di Volokolamsk, a ovest di Mosca, dove fondò un monastero cenobitico ispirato alla Regola studita, che prevedeva il primato della disciplina esteriore sulla spiritualità interiore e la preferenza per la preghiera collettiva, invece che per quella individuale.
Il suo pensiero prevedeva una rigida inflessibilità nella lotta all'eresia, tema a cui dedicò la sua principale opera, il Prosvetitel' (ca. 1502), al fine di evitare che essa insidiasse sia il potere spirituale e che quello temporale stanti alla base dello Stato; l'eresia andava dunque sconfitta non solo con la preghiera, ma anche con la spada del sovrano, defensor fidei. Egli riteneva che la salvezza dell’anima si garantisse attraverso la realizzazione di uno Stato ortodosso legato alla Chiesa stessa, con una piena convergenza tra sfera laica e sfera religiosa: la Santa Russia, la Terza Roma.
La visione di Iosif, dunque, contribuì a rafforzare il legame tra i due poteri e a promuovere l’idea dell’origine divina del supremo potere statale, contribuendo al rafforzamento dell’idea autocratica. Nel Prosvetitel' afferma che bisogna inchinarsi e obbedire allo zar in quanto ciò è gradito a Dio; gli zar, infatti, sono uomini a cui Dio ha mostrato predilezione dotandoli di un potere di chiara origine divina, ma pur sempre uomini: essi possono torturare il corpo ma non l’anima e li si deve servire col corpo, ma non con lo spirito.
Lo zar, tuttavia, ha anche dei doveri nei confronti dei suoi sudditi e di Dio. Iosif afferma che il sovrano deve comportarsi secondo i principi dettati dal Vangelo, esaudire la volontà di Dio e preoccuparsi della popolazione, che in cambio gli obbedisce. Se così non è, se lo zar vive non curandosi dei suoi sudditi e non temendo Dio egli diventa un servo di Satana, trasformandosi da pastore del gregge di Dio a lupo; se su di lui dominano le passioni malvagie, i peccati, la malizia, la menzogna, l’orgoglio e la furia egli non è più un sovrano, bensì un carnefice (mučitel’), e i sudditi non sono più tenuti a sottomettersi a lui, poiché non si deve obbedire a un sovrano che induce a disonestà e malizia.
Giovanni Codevilla, Storia della Russia e dei Paesi limitrofi: Chiesa e Impero, vol. I: Il medioevo russo, secoli X-XVII, Milano, Jaca Book, 2016.
07/12/2025