L'istituzione del Patriarcato di Mosca
Un significativo sviluppo all’interno della Chiesa ortodossa del XVI secolo
Il patriarca Iov, lo zar Fëdor I e il potente Boris Godunov, gli artefici dell’istituzione del Patriarcato di Mosca - Wikimedia Commons
Nel 1448 la metropolia di Mosca dichiarò unilateralmente la propria autocefalia, ossia indipendenza giuridica, dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che non riconobbe la decisione: ciò rese la capitale russa autonoma de facto ma non de iure. Una tale condizione di dipendenza nominale divenne inaccettabile per gli zar del XVI secolo, sempre più potenti, ricchi e coscienti del proprio status: l’ascesa di Mosca come città imperiale richiedeva che la dignità ecclesiastica del suo principato non restasse limitata al rango di semplice metropolia, bensì venisse elevata al rango di Patriarcato, alla pari di quello costantinopolitano, ma solamente il primate di quest’ultimo poteva operare una tale concessione.
Sul finire del XVI secolo Mosca decise di usare le maniere forti. Nel 1588 lo zar Fëdor I (1584-98) e il suo potente consigliere Boris Godunov, decisero di approfittare della visita del patriarca Ieremias II Tranos, alla ricerca di fondi da usare contro i Turchi Ottomani, per avanzare la richiesta di riconoscimento del Patriarcato russo. Ieremias venne “trattenuto” per quasi un anno nelle stanze del Cremlino, in una sorta di lussuosa prigionia, fin quando non si vide costretto a cedere all’ambizione zarista.
Nel gennaio 1589 un concilio convocato al Cremlino alla presenza dello zar e di Ieremias sancì la concessione della dignità patriarcale al metropolita di Mosca Iov (Giobbe) e formalizzò l’istituzione della sede moscovita attraverso la Carta costitutiva del Patriarcato di Mosca, un documento che oggi gli storici tendono a considerare un falso.
Tornato a Costantinopoli, Ieremias riunì due concili locali che nel 1590 e nel 1593 portarono al riconoscimento della sede moscovita, tuttavia a Iov venne concesso solo il quinto posto per importanza tra i patriarchi (Mosca ambiva al terzo, dopo Costantinopoli e Alessandria) e il titolo di patriarca di Mosca e di tutta la Russia e dei paesi settentrionali, che negava la sua giurisdizione su tutti i territori che avevano fatto parte dell’antica Rus’, una parte dei quali, su cui Costantinopoli mirava ad esercitare ancora la sua autorità, si trovava all’epoca sottoposta al controllo della Confederazione polacco-lituana.
Giovanni Codevilla, Storia della Russia e dei Paesi limitrofi: Chiesa e Impero, vol. I: Il medioevo russo, secoli X-XVII, Vol. I, Jaca Book, Milano, 2016.
15/12/2025