I collaborazionisti dei conquistadores

Gli indigeni che aiutarono gli spagnoli a conquistare il Messico

Illustrazione risalente al 1576 contenuta nel codice Dùran, raffigurante Cortés seduto accanto ad un generale indigeno suo alleato mentre dialoga con Marina, il nome spagnolo della donna passata alla storia come "La Malinche". Sullo sfondo è visibile uno dei brigantini che l'esercito di Cortés userà per condurre l'attacco anfibio a Tenochtitlan. - commons.wikimedia

Nel 1519, gli spagnoli sbarcati sulla costa del Messico vennero accolti da molte popolazioni autoctone come dei liberatori. Infatti l' impero azteca, con capitale a Tenochtitlan, era odiato dalle città e dai villaggi che aveva sottomeso. Erano particolarmente invisi gli ingenti tributi richiesti (oro, piume, tessuti, vittime sacrificali) e i continui abusi da parte dei soldati e degli esattori aztechi. Una delle prime popolazioni dell'impero che si schierarono con gli spagnoli, furono i totonachiCortés convinse il cacicco di una delle loro città, Cempoala, ad arrestare gli esattori delle tasse aztechi, ottenendo la sua alleanza. Dopo averli sconfitti, Cortés convinse anche i tlaxcaltechi, organizzati in una federazione di città, a passare dalla sua parte per combattere il loro acerrimo nemico, appunto l'impero azteca. I conquistadores riuscirono ad ottenere anche il tradimento della città di Texcoco, la quale al loro arrivo era una stretta alleata di Tenochtitlan. Ad ogni nuovo accordo di alleanza, dei contingenti di guerrieri nativi confluivano nelle file dell'esercito di Cortés, il quale si ritrovò presto composto da poche centinaia di spagnoli e decine di migliaia di soldati indigeni. Cortés, volendo mantenere la sua immagine di eroico liberatore di fronte agli indigeni, impose una severa disciplina ai soldati spagnoli: uno di loro venne addirittura impiccato per aver rubato delle galline in un villaggio alleato. Un ruolo particolarmente importante fu giocato dai tlaxcaltechi: infatti, dopo essere stato scacciato da Tenochtitlan nel 1520, Cortés si rifugiò proprio a Tlaxcala, dove riorganizzò le sue forze per l'assedio della capitale dell'impero. Lo storico francescano Motilinia racconta addirittura che “Se non fosse stato per i tlaxcaltechi, essi (gli spagnoli) sarebbero tutti morti”. Questi infatti, a seguito della conquista, li ricompenseranno con privilegi ed esenzioni fiscali, cosa che non accadde per molte altre popolazioni alleate. Un altro contributo importante venne dato dalla Maliche, una donna di lingua nahuatl che svolse un importante ruolo di mediazione linguistica tra gli spagnoli e gli indigeni, diventando addirittura l'amante di Cortés.

Oggi vi segnaliamo:



Bibliografia:

Tzvetan Todorov,  La conquista dell'America. Il problema dell'"altro" Einaudi, 2014

Renata Ago, Vittorio Vidotto,  Storia Moderna  Editori Laterza, 2021

Autore:

Leone Buggio, studente triennale dell'Università Ca' Foscari di Venezia

Publication date: 21/12/2024