Due pesi due misure
L'adulterio maschile e femminile nel mondo romano
Dipinto di fine '700 di Jean Baptiste Wicar (1762-1834) raffigurante Ottaviano Augusto e sua moglie Livia Drusilla mentre ascoltano la lettura dell'Eneide di Virgilio. - Commons Wikimedia
Nell’antica Roma, l’adulterio era visto in modo diverso rispetto ad oggi per vari motivi, il principale dei quali era la disparità di trattamento tra uomini e donne. Il fatto che gli uomini avessero rapporti extraconiugali con prostitute, schiave e concubine era ampiamente accettato nella società. Gli unici casi condannati erano i tradimenti con donne libere, prossime al matrimonio o sposate. Al contrario, il tradimento da parte della donna sposata era considerato gravissimo e nel corso di tutta la storia romana fu punito molto severamente. Per molto tempo, la punizione dell’adultera fu delegata ai suoi familiari: il marito o il padre della donna scoperta in flagrante adulterio godevano dello ius occidendi, ovvero il diritto di uccidere la donna e il suo amante, per vendicare l’affronto subito e salvare l’onore della famiglia. Vi era anche un altro motivo per cui l’adulterio femminile era considerato grave, non solo per la famiglia, ma per l’intera collettività. Presso i romani era infatti diffusa l’idea che le qualità (politiche, militari, intellettuali) di un uomo fossero trasmesse di padre in figlio, motivo per cui spesso le persone erano investite di incarichi politici o militari in quanto figli di uomini di valore. L’infedeltà femminile quindi, oltre che ledere l’onore del marito, disonorare la famiglia e rischiare di inquinarne la stirpe, metteva in dubbio la paternità di un individuo, facendo venire meno la certezza della trasmissione delle qualità del padre ai figli, causando un grave danno alla famiglia e allo stato. Questa disparità di trattamento tra uomini e donne è pienamente riscontrabile nelle vicende della famiglia del princeps Ottaviano Augusto. Racconta Svetonio infatti che sua moglie, Livia Drusilla, era talmente abituata alle frequentazioni extraconiugali del marito che gli procurava personalmente le sue giovani amanti. Al contrario, quando Augusto venne a sapere della relazione adulterina di sua figlia Giulia, la fece confinare sull’isola di Pandataria, al largo della costa della Campania: la relegatio in insulam era infatti una delle pene prescritte per le adultere secondo la Lex Iulia de adulteriis, promulgata dallo stesso Augusto.
Carla Fayer, La familia romana. Perte terza. Concubinato, Divorzio, Adulterio, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2005
Francesca Lamberti, La famiglia romana e i suoi volti. Pagine scelte su diritto e persone in Roma antica, Giappichelli editore, 2014
14/12/2025