Bucefalo
Il cavallo che aveva paura della sua ombra
Alessandro e Bucefalo (estratto del Mosaico della Battaglia di Isso - Museo Archelogico Nazionale, Napoli) - Wikimedia Commons
Garibaldi aveva Marsala, Giulio Cesare aveva Austurcone, Napoleone aveva Marengo e persino Don Chisciotte aveva la sua cavalcatura, il mitico Ronzinante, ma la storia ci ha consegnato un binomio che è rimasto nella memoria come uno dei più indissolubili: Alessandro Magno e Bucefalo.
Nel 342 a.C. Filippo II (il padre di Alessandro) donò al figlio questo irrequieto cavallo dopo averlo acquistato da un allevatore (Filonico di Tessaglia) per l’inverosimile somma di 13 talenti. Bucefalo era uno stallone non semplice da domare, caratteristica che contraddistingueva, in un certo senso, anche il suo futuro padrone; era nero con una macchia bianca sulla fronte (o un marchio secondo alcune fonti) che pareva avere la forma di un bue: da qui il suo nome derivante dal greco βοῦς (bue) e κεφαλή (testa). I destini di cavallo e cavaliere si incrociarono per la prima volta quando Alessandro aveva 14 anni: in questa occasione il futuro condottiero fu l’unico a riuscire nell’intento di domarlo e questo fu, in pratica, il suo atto di iniziazione alla nobiltà macedone e lo stallone divenne così fino all’ultimo il suo compagno di guerra e di caccia.
A proposito di questo episodio Plutarco riferisce che Alessandro, che anche in questa occasione diede prova del suo acume, fu l’unico a capire che Bucefalo era terrorizzato dalla sua ombra, così decise di montarlo col sole in fronte e riuscì nell’impresa.
Le gesta del Magno e del suo destriero furono legate indissolubilmente con quest’ultimo che «non tollerava altri cavalieri, ma s’inginocchiava spontaneamente per accogliere il re quando questi voleva montargli in groppa». In un’occasione «era scomparso alla vista di Alessandro nel paese degli Uxii e Alessandro fece bandire per il paese che avrebbe fatto uccidere tutti gli Uxii se non gli avessero riportato il cavallo; e in seguito al bando gli fu subito riportato».
Alessandro e Bucefalo si separarono nel 326 a.C. quando, in seguito alla battaglia sul fiume Idaspe che vide i macedoni affrontare l’esercito di Poro, il re indiano della regione del Punjab, sopraggiunse la morte del cavallo, ma, dice Arriano, «non ferito da alcuno, ma sfinito per la fatica e l’età».
A imperitura memoria del suo destriero il condottiero fondò una città, Alessandria Bucefala, sulla riva destra del fiume Idaspe, una città che dovette avere anche una certa rilevanza, tanto da essere indicata sulla Tabula Peutingeriana e che oggi porta il nome di Jhelum.
Nessun macedone ebbe un rapporto come quello che Bucefalo ebbe con Alessandro, una di quelle intese che possono instaurarsi solo tra un uomo e il suo animale.
Lucio Flavio Arriano, Anabasi di Alessandro, BUR Rizzoli, 2019.
Plutarco (Author), Domenico Magnino (edited by), Alessandro e Cesare, Rizzoli, 1987.
Paul Faure, Alessandro Magno, Salerno Editrice 1999.
Arrian, Anabasis of Alexander, Harvard University Press, 1976.
Giovanni Codazzi
26/12/2025